Art. n.1

LA STRUTTURA SI E' "MOSSA"
DURANTE I LAVORI DI CONSOLIDAMENTO

Torre di Pisa, è allarme rosso
Scoperti misteriosi tiranti alla base del monumento. Bloccate le perforazioni



Servizio di
Riccardo Monni

Allarme rosso per la Torre pendente. Una serie di imprevisti venuti alla luce esaminando le fondamenta hanno spinto il comitato che si occupa della "salute" del celebre monumento a sospendere i lavori di consolidamento dopo aver proceduto d'urgenza ad aumentare di una tonnellata i contrappesi onde evitare pericoli di crollo. Nel preparare il terreno per la posa di un anello di cemento armato è stato trovato, a sorpresa, uno strato di conglomerato legato alla Torre con una doppia serie di tubi d'acciaio.
II ministro Antonio Paolucci alla notizia bomba di Pisa risponde: "Io sapevo dell'esistenza di questa rete di tubi da prima delle ferie. Non credo che essa comporti problemi irrisolvibili. Il Comitato scientifico che si occupa della salute della Torre è composto dai migliori specialisti. Non avevo e non ho motivo di dubitare delle sue valutazioni". Però qualche errore gli esperti l'hanno commesso. "Lavorando, sulla piattaforma devono essersi accorti che la situazione è più delicata di quanto fosse prevedibile. Comunque non c'è da allarmarsi". Se lo dice lei..."Non lo dico io, lo dicono i tecnici. Questo non è il mio mestiere".
Ma ministro come è possibile che alla sovrintendenza non risultasse un lavoro "nascosto" così importante? "Non è una cosa tanto sorprendente come sembra. E' recente l'abitudine di registrare tutto quello che si fà. Esistono decine di restauri realizzati in Italia dopo le alluvioni di cui non si ha traccia nei nostri uffici".
A quando pensa risalgano le opere sotterranee? "Approssimativamente dovrebbero essere state avviate negli anni Trenta. Però non posso dirlo con esattezza".
Nessuna conseguenza allora? "Io spero di no. In questo momento siamo a un passaggio molto delicato dei lavori, mi auguro che l'incidente crei soltanto un piccolo ritardo".
A proposito, sa quanto durerà l'interruzione? "No. Comunque con l'ultimo decreto abbiamo prorogato le opere fino al 31 dicembre del '95. Per quella data il consolidamento dovrebbe essere finito e il Comitato dovrebbe sciogliersi".



Art. n.2

PISA: I LAVORI, NEL TIMORE DI CREARE DANNI,
SONO STATI SUBITO BLOCCATI

Pesi sbagliati, Torre a rischio
Aumentato il tonnellaggio. Il giallo della piattaforma e dei tubi d'acciaio


Questo è il comunicato con il quale il presidente del comitato scientifico per la salvaguardia della Torre, ingegner Michele Jamiolkowski, ha annunciato la sospensione dei lavori. "Nel corso dei lavori di attuazione dei dieci ancoraggi, fase II, sono emersi nuovi e importanti elementi di conoscenza relativi alla Torre. Tale elementi sono: il ritrovamento sotto il pavimento del catino di uno strato di conglomerato fino a una profondità di circa 0,8 -1,0 metri. La constatazione che tale conglomerato è collegato alla Torre mediante una doppia serie di tubi d'acciaio aventi diametro di 67 mm e spessore di 3,5 mm. La prima serie è costituita da tubi verticali posti con un interasse di 600 mm e la seconda da tubi inclinati di circa 45 gradi rispetto all'asse della torre con interasse di 1200 mm. Nel suo insieme, quanto sopra costituisce un non voluto nè progettato effetto di allargamento della base di appoggio della Torre, mai evidenziato nè dai documenti delle precedenti commissioni, nè dalle ricerche di archivio. Tale struttura del sotto-catino, non prevista nè prevedibile al momento di approvazione del progetto della fase II, svolge nei confronti della Torre funzioni difficili da valutare ed ancor più da quantificare dal punto di vista statico. Pertanto, al fine di evitare situazioni di rischio al monumento, per approfondire la conoscenza delle impreviste condizioni al contorno nelle quali ci si trova a operare, nonchè per apportare le opportune modifiche tanto al progetto stesso che alle sue tecniche esecutive, il comitato da me presieduto ha deciso la sospensione dei lavori suddetti".


Servizio di
Giuseppe Meucci

Fermate i lavori, la Torre è in pericolo. L'ordine, tanto perentorio quanto allarmante, è arrivato ieri l'altro nel grande cantiere allestito alla base del Campanile pisano proprio mentre, dopo la pausa estiva, cominciavano a riprendere le perforazioni del sottosuolo per realizzare quel progetto di ancoraggio profondo che dovrebbe garantire al monumento di Bonanno altri 70-80 anni di vita tranquilla, in attesa di nuovi passi avanti della scienza e della tecnologia. Ma c'è stato qualcosa che non è andato nel verso giusto. Un imprevisto ha messo i bastoni fra le ruote della commissione ministeriale presieduta dal professor Michele Jamiolkowski ed ha imposto di imboccare con decisione la strada della massima cautela. Addirittura i tecnici del cantiere sono stati impiegati, anche durante la notte, per aumentare in fretta e furia il tonnellaggio dei contrappesi di piombo piazzati già da più di un anno alla base del monumento con lo scopo di rallentare l'inesorabile velocità di inclinazione. E chissà, non si può certo escludere che questo aumento dei contrappesi, passati da 600 a 700 tonnellate, sia stato il provvedimento d'emergenza che ha permesso di scongiurare un evento irreparabile che, forse mai come in questo momento, si è rivelato a portata di mano.
Ma che cosa è accaduto alla Torre di così grave da giustificare un così precipitoso e imprevisto blocco dei lavori? E' accaduto che due fatti, già osservati alcuni mesi fa, si sono d'improvviso rivelati molto più determinanti e pericolosi di quanto si fosse fino ad ora valutato. E qui, per spiegare meglio, bisogna fare un passo indietro, fino al 1838, quando l'ingegner Alessandro Gherardesca mise mano alle incerte fondazioni della Torre, e sia pure con buone intenzioni, costruì una platea di malta e pietrame che avrebbe dovuto rinforzare la base d'appoggio della Torte. Di questo intervento il Gherardesca non lasciò alcun disegno o relazioni progettuali e che cosa aveva fatto - purtroppo in modo rudimentale - lo si vide soltanto nel 1933, quando il ministero dei lavori pubblici, tramite il Genio Civile diretto dall'ingegner Paolo Girometti, decise di intervenire di nuovo sulle fontaziani della Torre. E Girometti costruì sulla platea realizzata un secolo prima una nuova sottofondazione di cemento armato, poi collegò il tutto alla struttura della Torre con centinaia di tubi d'acciaio. La cosa curiosa è che Girometti ha lasciato un diario dettagliatissimo dei lavori eseguiti, ma si è dimenticato di annotare il particolare non certo secondario dei tubi d'acciaio che legavano le due platee alla Torre. E di quei tubi non si trova traccia neppure nella pur minuzisa contabilità dei lavori. Un piccolo mistero, dunque, destinato a rimanere tale, ma che oggi si sta rivelando di importanza vitale per la Torre. E' quello il motivo dell'allarme e della improvvisa sospensione dei lavori. Per raggiungere gli strati profondi del sottosuolo dove piazzare gli ancoraggi, la commissione di Jamiolkowski aveva infatti deciso di rimuovere parte dei due strati di conglomerato, segandoli a blocchi dopo aver congelato il terreno circostante con una tecnologia spettacolare, che aveva riempito la zona circostante alla Torre di insoliti sbuffi di vapore provocati dall'ossigeno liquido immesso nel terreno. Ma negli ultimi giorni il monitoraggio continuo cui la Torre è sottoposta ha fatto scattare l'allarme rosso. Gli strumenti hanno rivelato qualcosa di più preoccupante degli ormai consueti e noti sintomi del 'male oscuro' che esiste da che la Torre, oltre otto secoli fa, fu cominciata a costruire. "A parte le dimensioni dell'allargamento della base di fondazione fatto nel secolo scorso, dimensioni che non ci erano note - ha spiegato ieri il professor Jamiolkowski - si è visto che a causa dei lavori eseguiti nel 1933 quella struttura collegata con i tubi d'acciaio, la cui presenza non si riscontra in alcun doeumento e in nessuna delle relazioni delle precedenti commissioni di studio, era venuta a 'saldarsi' alla Torre subendone addirittura tutti i movimenti. A questo punto si è dovuto purtroppo constatare che eliminando i blocchi sotterranei di conglomerato avveniva una sorta di 'scambio di carico' e il peso di quello che si toglieva dal sottosuolo andava ad aumentare il carico della struttura vera e propria del monumento. Una situazione a rischio, dunque, perchè proprio in questi giorni la Torre si è mossa, accusando questo trasferimento non voluto di carichi. Non c'era altro da fare che fermarsi". Ed ora che cosa accadrà? "Ricominceremo a studiare il nostro progetto alla luce dei fatti nuovi emersi in questi giorni" risponde il professor Jamiolkowski. "D'altra parte io l'ho sempre detto che non ci si deve innamorare delle proprie idee, soprattutto quando si ha a che fare con un monumento come la Torre di Pisa. Il progetto dell'ancoraggio, che abbiamo già iniziato a realizzare, resta valido nelle sue linee generali, ma è chiaro che dovremo affinarlo e adeguarlo alla situazione imprevista che ci siamo trovati di fronte. Fin dalla prossima settimana cominceremo riunioni ristrette fra i membri della commissione e il 25 settembre ci sarà la riunione plenaria. Allora ne sapremo di più ".



Art. n.3

Per salvare i "Miracoli" le diavolerie non bastano

Paura che la Torre di Pisa, uno dei monumenti più noti e ammirati del mondo potesse cadere. Paura al punto da far correre tecnici e maestranze, di notte, a cercare un rimedio urgente, mentre tutto il progetto di consolidamento è messo in discussione e va impostato in maniera diversa. La Torre si è mossa all'improvviso proprio in conseguenza dell 'attuazione dei lavori che avrebbero dovuto assicurarne nei secoli la stabilità, e pur facendole perdere l'ambiguo fascino di "eterna ammalata", dato il progressivo inclinarsi del cilindro marmoreo verso il prato verde che la circonda l'avrebbe salvata dal crollo. Miracolo principe in una piazza che di miracoli ne ha altri tre, eretta per suonare le campane ma anche come atto superbo di una superba repubblica che voleva stupire il mondo, la Torre di Pisa, mentre ancora era in costruzione, aveva cominciato a cedere da una parte, a inclinarsi, di pari passo, quasi fosse una crudele vendetta del destino, con il declinare della sua potenza marinara e di città stato. Nei secoli, i tentativi ingenui e caparbi di raddrizzarla prima, di arrestarne l'inclinazione poi, si sono susseguiti con alterna fortuna; sembrava comunque che la "legge del millimetro in più all'anno" avrebbe condannato alla rovina il monumento. - Oggi la tecnica - ci dicono - è in grado di assicurare lunga vita a una torre che pesa quattordicimila tonnellate appena. E noi ci siamo fidati. Una commissione di valentuomini ha studiato, deliberato, attuato un piano d'intervento. Tecniche sofisticate, impiego di ossigeno liquido e altre diavolerie per bloccare la situazione e costruire un ancoraggio finalmente sicuro. E invece... E' successo che quel monumento, costruito con tanti blocchi di marmo, è diventato nel tempo un pezzo unico essendosi quei blocchi saldati tra loro. Quello che si è scoperto solo oggi (o, più verosimilmente, mesi fa, ma forse non se n'è tenuto abbastanza conto) è che esisteva una sottofondazione, parte in cemento armato parte in conglomerato, saldata alla Torre da tubi d'acciaio. La saldatura fra questa sottofondazione, - saldatura sempre a quel che dice non documentata - con il monumento, con cui praticamente ha formato un tutt' uno, ha fatto si' che togliendola - per fortuna non tutta insieme, ma a blocchi - per ancorare più profondamente la Torre si è compromesso l'equilibrio dei carichi. In pratica, ogni blocco tolto da sotto causava uno squilibrio estremamente pericoloso. Ecco allora i lavori notturni ecco le spiegazioni imbarazzate (inaudita a nostro parere quella del ministro Paolucci, il cui compito non è quello di tranquillizzare la gente ma di allarmare i tecnici) ecco il doveroso porsi domande inquietanti. Prima fra tutte, questa: perchè si sono messe le mani su un monumento così delicato e importante senza conoscere esattamente com'era fatto, non solo nella parte che tutti possono vedere, ma anche e soprattutto in quella sottostante? [G. N.]



Art. n.4

Sono 700 anni che si tenta di correggere la pendenza



Servizio di
Guglielmo Vezzosi

La posa della prima pietra per la costruzione della Torre più famosa sull'orbe terraqueo risale al 9 agosto 1173. Ma i problemi per il Campanile iniziarono quasi subito, tanto che poco più di cent'anni dopo la data d'inizio dei lavori, per la precisione il 15 marzo 1298, la prima commissione di esperti incaricata di affrontare "l'emergenza - Torre" era già al lavoro. Da allora saranno ben 17 i comitati di esperti chiamati a cimentarsi con i misteri del Campanile di Pisa e con la sua pendenza. L'ultimo, composto da studiosi di fama mondiale, si è insediato all'indomani della chiusura della Torre, avvenuta il giorno della Befana del 1990. A sprangare definitivamente il portone del Campanile provvide l'allora sindaco di Pisa, Giacomino Granchi. L'evento venne trasmesso in diretta tv, durante la trasmissione "Ricomincio da Due" condotta da Raffaella Carrà. Nell'ultima giornata di apertura al pubblico si raggiunse il record di visitatori: al botteghino vennero infatti staccati 2.644 biglietti. Ma non erano ancora trascorse ventiquattr'ore che già i lucchesi, da buoni commercianti, pensarono di approfittare della chiusura del monumento pisano. Fecero infatti stampare un manifesto sul quale campeggiava la loro torre Guinigi. Fin troppo chiara l'allusione dell'invito impresso a piè di foglio: "La torre Guinigi a Lucca ha una sola cosa che pende: l'albero che cresce sulla sua cima". La commissione dei tecnici, che ripetutamente ha dovuto fare i conti con "vuoti" legislativi e ritardi burocratici nell'erogazione dei finanziamenti necessari agli interventi per il consolidamento, si mette intanto al lavoro e decide di procedere con alcune opere di somma urgenza. All'altezza del primo loggiato del Campanile vengono montati (maggio 1992) alcuni robustissimi anelli d'acciaio. L'effetto benefico di questo "busto" favorirà il richiudersi di alcune fessure delle pareti esterne. Dopo gli anelli tocca all'operazione "contrappeso": ai piedi del Campanile, dalla parte in sovrapendenza, vengono collocate 600 tonnellate di piombo in mega-lingotti. La posa inizia nel luglio del 1993 e procede per alcuni mesi. La cura funziona: non solo viene bloccata la velocità di inclinazione del monumento, ma la Torre addirittura si raddrizza. Il complesso sistema di monitoraggio computerizzato (conta oltre duecento sofisticatissimi strumenti) da un responso che ha del miracoloso: in poco più di sei mesi il Campanile ha recuperato alcuni millimetri invertendo la rotta rispetto ad un processo di inclinazione che sembrava irreversibile. La notizia fa il giro del mondo. Ma adesso è scattato un improvviso allarme rosso. E i misteri della Torre sono ancora là, avvolti intorno alla ripida spirale dei suoi 294 scalini.



Art. n.5

"Hanno perso 3 mesi. Bastava chiamare un qualsiasi idraulico"



Servizio di
Renzo Castelli

Stop ai lavori, dunque. Ed insieme a questa notizia, dettata da un'apprezzabile prudenza, anche un diffuso senso di disagio: come se la torre che pende da quasi un millennio (aperta al pubblico nel 1896, chiusa nel 1990) avesse emesso un preoccupante brontolio di disapprovazione per il can can di lavori che le è stato organizzato intorno. Ma al di là delle interpretazioni fantastiche, frutto di un rapporto torre-città che è anche psicologico, questo stop preoccupa per cosa può sottintendere. Se le opinioni della commissione e del suo presidente Jamiolkowski sono indicate in un comunicato ed in una successiva dicharazione, c'è anche chi non aspetta l'ufficialità delle opinioni per rilanciare vecchie critiche al procedere delle commissioni che si sono succedute al capezzale della Torre. Parliamo del professor Piero Pierotti, docente di storia dell'urbanistica e di storia dell'architettura medievale. Pierotti, negli anni, ha svolto un approfondito studio sulla Torre, analizzando gli interventi delle sedici commissioni che hanno preceduto l'attuale, sparando a zero sul loro operato, tanto da scrivere due libri dal titolo fortemente polemico: "Una Torre da non salvare" e "Come far cadere la Torre di Pisa". Più esplicito di così! Se il professor Pierotti era stato durissimo con i nefasti interventi delle 16 commissioni precedenti, aveva fino ad oggi risparmiato la commisione presieduta dal prafessor Jamiolkowski. Ma questa scoperta, che ha determinato la sospensione dei lavori, non riesce proprio a digerirla. "Premetto - dice Pierotti - che la decisione di interrompere i lavori per effettuare nuove verifiche è encomiabile e fa onore alla commissione sottolineandone il senso di responsabilità. Ma dopo aver riconosciuto questo elemento, resto sbalordito che la commissione sia rimasta sorpresa da questa scoperta. E' certamente vero che di quei tubi non si trova traccia negli archivi. Io stesso, che ho fatto ricerche minuziose, non ero a conoscenza di questi lavori ed è singolare, e sospetto, che gli autori non abbiano voluto lasciarne traccia. Ma è anche altrettanto vero che con la tecnologia della quale ormai disponiamo, la commissione avrebbe dovuto non fidarsi degli archivi e fare ex novo tutti i necessari accertamenti strumentali. Di questa scoperta si parlò già tre mesi fa, senza che allora la commissione abbia ritenuto di interrompere i lavori, e già all'epoca io rimasi molto sorpreso che, allo stato delle conoscenze sullo stato e la struttura della Torre, vi fossero rimaste zone d'ombra. Ne parlai anche con il sindaco e mi permisi una battuta acida: sarebbe bastato fare intervenire un qualsiasi idraulico con un cercatubi per scoprire quanto ancora non si sapeva. Torno perciò a ripetere che questa carenza nell'analisi strumentale della Torre mi lascia sconcertato". Ma non si può parlare con il professor Pierotti, autentico difensore civico della Torre senza chiedergli quale sia stato, fra gli interventi delle diciassette commissioni che hanno creduto di fare il bene della Torre, quello rivelatosi più nefasto. "Su questo non vi sono dubbi - dice Pierotti - I danni maggiori furono fatti da Alessandro Gherardesca nel 1838 allorchè fu fatto il catino. Gherardesca tirò giù la parte di un'arcata sottopendenza per vedere cosa c'era dentro e la ricostruì, rompendo un equilibrio che rappresentava l'anima stessa della Torre. La maggior parte degli interventi che si sono succeduti da allora hanno tentato di porre rimedio a quel danno: in qualche caso aumentandolo, in qualche altro inutilmente".


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