Niente deroga per la presentazione di un organico disegno di legge in Senato

Torre, i soldi non arrivano
Il monumento simbolo di Pisa ha comunque rallentato la sua caduta


Servizio di
Marco Barabotti

Un lunedì mattina buio, di pioggia e di freddo. La Torre di Pisa sembra piangere. Nel catino l'acqua scivola via, irrispettosa, inanalandosi in rivoli che poi si trasformano in una risaia piena di ferraglie arrugginite. Quello che era il prato dei Miracoli è un campo di patate. Un cantiere dismesso. "Neppure la guerra l'aveva ridotto così male", ci dice un vecchio guardiano della piazza.
A riscaldarla un po', la Torre, ci sono le comitive dei giapponesi. "Quelli, per fortuna, non mancano mai", mi dice il solito custode. Non ci fossero loro, la piazza sarebbe desolatamente vuota.
E quando la campana di San Pierino rintocca mezzogiorno, sembra un suono da requiem. E quando il presidente del comitato dei "saggi", Michele Jamiolkowskl, esce con i membri del comitato per una visita al cantiere sembra una processione.
Jamiolkowski spiega ai giornalisti come stanno le cose. "Abbiamo scritto a Prodi - dice - per denunciare la situazione di totale immobilità in cui ci troviamo, sollecitando l'approvazione del disegno di legge. Alla fine della lettera abbiamo posto un quesito pratico che fa riferimento a una frase della relazione tecnica che accompagna il decreto e cioè là dove si dice che "l'attuale comitato rimane in carica fino all'approvazione della nuova legge". Intanto a noi, direttamente, nessuno ci ha formalizzato niente di tutto ciò. Poi quella frase scarica tutte le responsabilità per la sicurezza della Torre sulle spalle di questo comitato. Siccome a noi interessa la Torre, le responsabilità ce le prendiamo tutte. Ma vogliamo anche essere messi nelle condizioni di farlo con i mezzi a disposizione. Oggi quello che possiamo fare è controllare, attraverso il costante monitoraggio, come sta la Torre e basta".
Senza soldi, con i lavori sospesi, con il comitato "fuorigioco" per la mancanza di copertura legislativa, la Torre dà lezioni di saggezza. Ha frenato la sua caduta. Anzi, come dice Jamiolkowski, "si è fermata". Da tre anni pende addirittura di meno. "Ha diminuito la caduta di 60 archi secondo"? dice sempre il presidente del "saggi". In parole povere sono 1 centimetro e 3 millimetri di pendenza in meno rispetto al 1993.
A denunciare l'incuria del governo e del parlamento, per i clamorosi ritardi è anche il presidente dell'Opera della Primaziale, l'ente che sovrintende le opere di piazza dei Miracoli, Ranieri Favilli. È arrivato presto. Ha parlato brevemente con Jamiolkowski. Poi l'annuncio del segretario della Primaziale, Lazzerini, fa accendere qualche speranza. "Ho parlato poco ta - dice Lazzerini - con il presidente della commissione istruzione del Senato, Marcello Pera, che mi ha confermato tutti gli sforzi possibili per cercare di mettere all'orine del giorno della riunione di giovedì della commissione istruzione del Senato, il capitolo riguardante gli interventi di salvaguardia per la Torre". Ma un'ora dopo, Jamiolkowski è pessimista: "Sembra che la deroga non sia stata concessa".
Si va avanti così da anni, di pezza in pezza, ma il vestito non arriva mai. La pezza sono i decreti legge sulla Torre (ne sono stati reiterati una decina), il vestito sarebbe stato, finalmente, un disegno di legge organico. La promessa era stata fatta a Jamiolkowski e al sindaco di Pisa Piero Floriani dalla commissione istruzione del Senato durante un'audizione pubblica (presenti tre membri, tre). Ma quando proprio il vestito sembrava che dovesse essere fatto su misura i sarti sono scomparsi. Lo sfogo di Favilli è il solito refrain, questa: volta più cupo. "Negli anni passati - spiega - c'era il problema della reiterazione dei decreti legge: ogni sei mesi, per sette o otto volte, siamo stati con il fiato sospeso. Per il comitato è stata un'afflizione continua. Oggi che siamo arrivati finalmente a partorire la bozza di un disegno di legge, questa non trova sbocco, tanto che i lavori sono abbandonati a se stessi. Dire che siamo preoccupati è poco".
Alle 13 Jamiolkowski lascia piazza dei Miracoli. Se ne va sconsolato, dicendo: "Non abbiamo nessun titolo per riunirci. Ma lo faremo, come membri italiani della commissione, a metà dicembre a Napoli per ragioni organizzative. Noi continuiamo a lavorare anche se non siamo formalmente più in carica". Ma perché solo i membri italiani e non quelli stranieri? "Qualcuno viene da lontano", dice Jamiolkowski, "nessuno gli può pagare l'aereo".




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