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I LUNGARNI DI PISA

shadow I Lungarni di Pisa

I lungarni pisani sono ampie strade che da una parte costeggiano antichi palazzi e dall'altra le cosiddette "spallette", muri in pietra e mattoni che costituiscono la parte pi elevata degli argini del fiume. La grande ampiezza dei Lungarni d un aspetto signorile e di largo respiro al centro storico, specie al tramonto. La sera i lampioni posti sulle spallette dell'Arno si specchiano nel fiume, creando un'atmosfera magica.

I lungarni pisani sono stati molto amati da numerosi scrittori italiani ed europei dell'Ottocento per la bellissima scenografia urbana descritta dalla lunga curva del fiume. Gli italiani li descrivevano pieni di carrozze e pedoni, vi si sentono parlare dieci o venti lingue, vi brilla un sole bellissimo tra le dorature dei caff, nelle botteghe piene di galanterie e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte di bella architettura (Giacomo Leopardi). I francesi trovavano i lungarni rivestiti di pietra somiglianti a Parigi; basta accennare alla descrizione con cui si apre il settimo capitolo di Chavornay, uno tra i primi best seller europei, dello scrittore e viaggiatore Charles Didier, pubblicato a Bruxelles nel 1838 - Le Lung'arno de Pise est la plus belle ligne de quais qu'il y ait en Europe [...] [1] - ed ambientato al caff dell'Ussero, dove convenivano i napoleonisti d'alta condizione e i Beccaccini, amanti di portare al collo de' fazzoletti sopraffini colle becche del solino pinzute, e fuori della corvetta, ricusando di mostrarsi al pubblico in cacciatora verde, che il distintivo dei Carbonici. Gli inglesi rimanevano affascinati dagli stupendi alberghi e palazzi con gli eleganti caff che trovavano forniti with excellent cakes and good tea (John Ruskin).

Sui lungarni si affacciano numerosi e importanti edifici, come la chiesa di San Sepolcro, il palazzo Pretorio, il palazzo Lanfranchi, il palazzo Gambacorti, palazzo Agostini, il Palazzo Reale, il palazzo alla Giornata, la chiesa di San Paolo a Ripa D'Arno (il duomo vecchio), la chiesa di Santa Maria della Spina (che fu smontata e ricostruita per salvarla dalle piene dell'Arno) e molti altri edifici storici.
Lungarno Pacinotti nel 1902, con la statua di Ferdinando I ancora visibile

Durante la seconda guerra mondiale molti palazzi furono colpiti dai bombardamenti. Alcune "ferite" sono ancora sotto l'occhio di tutti, altre sono state magnificamente riparate in tempi recenti, altre ancora riparate negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo con architetture spesso criticate per la loro scarsa aderenza agli stili precedenti.

I danni maggiori ai lungarni e alle strutture adiacenti sono comunque da attribuirsi alle innumerevoli alluvioni che hanno caratterizzato la storia dell'Arno. Nel 1869 si ebbe una piena rovinosa che danneggi gli archi e una pila del ponte della Fortezza e provoc il crollo del Ponte a Mare, allagando ampiamente le strade cittadine. A seguito dei danni occorsi, l'amministrazione cittadina decise di attuare numerosi interventi di consolidamento delle strutture adiacenti al fiume: i muri di sponda vennero riordinati, i ponti danneggiati vennero riparati, un nuovo ponte venne realizzato in allineamento con via Solferino e la chiesa di Santa Maria della Spina venne smontata e rimontata pezzo per pezzo sul nuovo e pi alto livello stradale di Lungarno Gambacorti. I lavori suddetti furono diretti dall'ingegner Simonelli ed effettuati dal 1871 al 1875.

Durante l'alluvione del 1966, che colp la citt molto duramente, i Lungarni furono nuovamente danneggiati, in particolare il Lungarno Pacinotti in pieno centro cittadino, che sprofond di alcuni metri creando una impressionante voragine nella strada. Terminata l'emergenza iniziarono i lavori di restauro dei Lungarni, con la costruzione di una banchina in cemento armato al posto dei caratteristici sassi lungo le massicciate e una calata di cemento per rendere pi stabili le strutture. I lavori non sembrano per aver risolto del tutto il problema della fragilit delle sponde pisane dell'Arno, almeno a lungo termine, in quanto sono state recentemente scoperte, sotto il manto stradale nei pressi del Comune, alcune vecchie strutture "ad arco", da cui l'attuale divieto di circolazione per i mezzi pesanti.
Lungarno Pacinotti e Gambicorti e sullo sfondo il ponte di Mezzo

Un altro importante intervento volto a sostenere le successive piene dell'Arno stato la realizzazione di un canale artificiale detto scolmatore, che devia una discreta quantit di acqua verso una seconda foce artificiale quando il fiume supera il livello di guardia. Negli anni precedenti (e pi raramente ai giorni nostri) si ricorreva per precauzione anche alle paratie in legno, dette "cateratte", che venivano fissate ad alcuni ganci sulle spallette dell'Arno.

Oltre alle "spallette", la struttura comprende due cale, lo "scalo Roncioni" in lungarno Mediceo, da cui partono i battelli turistici, e lo scalo davanti al Giardino Scotto, arrivo storico delle regate sull'Arno, in lungarno Galilei. Altra struttura collegata con i lungarni la Cittadella Medicea, che conclude la parte murata dei lungarni. Anticamente erano presenti altri scali, che poi sono stati eliminati, lasciando il posto ad alcune scalette di ferro, ormai in disuso.

Una curiosit ancora visibile nel lungarno Galilei il piedistallo del ponte di ferro provvisorio, realizzato dai genieri dopo la seconda guerra mondiale: una passerella sul fiume, unico passaggio agibile subito dopo la guerra nel centro citt.


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