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Pisa: Teatro Verdi: Progetto
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STAGIONE D'OPERA 2002

La scelta del progettista non fu semplice. Furono contattati gli architetti Telemaco Buonajuti, Giuseppe Cappellini, Mariano Falcini e Andrea Scala, mentre Vincenzo Micheli si propose autonomamente. Il 7 luglio 1864, viene indetto un concorso per merito al quale, a seguito delle trattative per l'onorario, sono designati solo lo Scala, il Micheli e il Falcini la cui designazione viene però revocata il 19 luglio.


disegno dello Scala con particolari delle fondazioni

Nella seconda metà di settembre giungono i due progetti che vengono esaminati da una commissione di cui fa parte anche l'ingegnere comunale Pietro Bellini. Al termine del suo lavoro la commissione, pur dando preferenza al Micheli, ritenne entrambi i progetti insoddisfacenti. Il 6 novembre gli architetti furono invitati a ripresentare i progetti con le modifiche chieste dalla commissione. I nuovi elaborati giunsero il 20 gennaio 1865. Da notare che lo Scala polemizzò su questa decisione tanto da inviare, insieme al nuovo progetto, anche il primo che lui riteneva più interessante dal punto di vista architettonico. In base ad una nuova revisione dei progetti, il 26 febbraio 1865 l'Assemblea generale degli azionisti nomina Andrea Scala architetto del teatro approvando il suo secondo progetto.

Il 26 aprile 1865 hanno inizio le operazioni di palificazione del terreno che finiranno nel dicembre. Furono utilizzati 3621 pali di pino a sostegno delle fondamenta. La costruzione avanza velocemente e nel febbraio del 1866 l'edificio è già alla cornice superiore. Nel luglio dello stesso anno viene ultimata la copertura. Lo Scala viene esonerato e i lavori di completamento interni affidati all'architetto Giuseppe Giardi mentre il Simonelli stesso progetta la cupola autoportante che sovrasta la platea. Vengono affidati tutti i lavori di ornamento interno a maestranze pisane. Il 17 ottobre 1866 Annibale Gatti presenta il bozzetto del Trionfo d'Amore, l'affresco per il soffitto della sala da ballo. L'incarico di dipingere il "comodino", cioè il sipario utilizzato durante i cambi di atto, gli viene affidato il 2 agosto 1867. Il grande sipario raffigurante Goldoni che legge alla colonia Alfea fu dipinto sul palcoscenico del teatro dei Ravvivati. Il Regio Teatro Nuovo fu inaugurato la sera del 12 novembre 1867 con l'opera Guglielmo Tell di Rossini.

LA POLEMICA DELLO SCALA
Lo Scala respinse duramente le critiche rivolte al suo primo progetto, ribattendo punto per punto alla commissione, accusandola addirittura di non essere stata in grado di leggere adeguatamente i disegni. I motivi principali di contrasto erano dati dal muro della platea e dai corridoi dei palchi. La sala della platea era stata progettata in modo che ciascun ordine di palchi fosse in ritiro di circa 10 cm. rispetto a quello sottostante, assumendo così un andamento "a gradoni" riecheggiante l'anfiteatro classico. Erano stati inoltre eliminati i corridoi del secondo e quarto ordine, sostituiti da ballatoi poggianti (tramite colonne) sul primo e terzo ordine. La commissione ritenne che i palchi degli ultimi ordini divenissero così troppo piccoli e che i ballatoi, troppo stretti, fossero inadeguati in caso di pericolo. .


disegno dello Scala con sezione del palcoscenico

Lo Scala ribattè con i calcoli: i palchi del quinto ordine risultavano di soli 20 cm. più piccoli dei palchi della Pergola mentre i ballatoi (ognuno dei quali serviva solo sei palchi) erano di 15 cm. più stretti dei corridoi del teatro fiorentino. Il secondo progetto (elaborato secondo le indicazioni dei revisori) era accompagnato da una lettera in cui l'architetto accusava la commissione di volere "un teatro del tutto simile a quelli di usuale costruzione eliminando qualunque concetto di sensibile miglioramento"

L'ESONERO DELLO SCALA

I primi attriti tra lo Scala e il Simonelli - e quindi la società - nascono già nel luglio 1865. La società infatti vorrebbe avere in mano il progetto complessivo che l'architetto tarda ad inviare. Lo Scala non si presenta neanche per controllare la curva della platea che viene tracciata dal Simonelli. In una riunione del 28 marzo 1866 il Simonelli dichiara di non aver ancora ricevuto i progetti definitivi. Il 28 marzo il provveditore scrive all'architetto ammettendo alcuni errori nella distribuzione dei locali e lo invita a scrivere una relazione (come lui stesso avrebbe fatto) perché non venga accusato erroneamente.

disegni in calce ad una lettera dello Scala riguardanti il sistema delle scale
In tutta risposta lo Scala si presenta al Consiglio direttivo del 3 luglio lamentando di aver riscontrato alcuni errori al piano terreno. Ne nasce un alterco con Simonelli. Il risultato fu che, quella stessa sera, lo Scala venne esonerato dall'incarico. Non conosciamo i reali motivi di quanto accadde. Dalla lettura del carteggio emerge una certa tendenza dello Scala a risolvere i problemi a distanza, attraverso lettere, appunti, schizzi, disegni. Atteggiamento che irritava la società e il Simonelli. L'ipotesi più plausibile è che l'architetto fosse impegnato in altri progetti. In una lettera del 30 aprile 1866 (due mesi prima della rottura) egli stesso dichiarava al Simonelli di aver appena completato i disegni per il Teatro delle Logge del Grano
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